Ne avevo uno nello zainetto, quello che viaggia con me, che poi sa di treno, di treno in ritardo fermo per un guasto, quell’aria di treno che quando torni a casa la usi come scusa per docce più lunghe, shampi più profumati, creme al latte di mandorle che c’è sempre un treno tardi che finisce sulla pelle.
Poi torni, come un fulmine, e su questi treni leggi, leggi e ti dici basterebbe maggiore concretezza, spegnere di più il noial network che ti prende, e solo leggere, leggere. Leggi due libri per quattro treni, che ti prendono anche loro, e hai voglia di dirlo al mondo che cosa ci trovi dentro, allora ti anobii, certo ma senza i noial network con chi ci andavo poi a quel concerto, e come ci arrivavo a quei libri, quei treni.
Quando torni la bici è sgonfia sul ballatoio, ti accorgi che piove solo su di noi (nemmeno una nuvola passeggera) ed entri in casa e il momento che ti piacerebbe non arrivasse mai, arriva: il freddo è dentro, nelle stanze, non più fuori. Dovrai cedere in breve a revisioni di caldaie e devi cedere alle calze. Che non c’è come la stazione Centrale per contare quante infradito son passate a stivali in un giorno solo, americanine sciapite a parte con ciabattine di gomma, solo loro a sfilarmi sotto il cono al cioccolato di Venchi.
Ma in mezzo a tutto questo, a questo brulicare inutile di pensieri su chi sono io, su dove ho messo gli occhiali, sul fatto che ne vorrei un paio rosa confetto, su quanti minuti posso resistere in feltrinelli senza comprare un libro, un cd, un segnalibro da donare, in mezzo c’era lui, scherzosamente detto il vecchio, e la paura che piovesse. Invece all’Arena di Verona ci ha accolto la luna, un freddo rasserenato, una sottoscritta che non ha pianto nemmeno un goccino, come il cielo, nemmeno alla canzone di apertura, “quella” canzone; una sottoscritta che è stata lì, sognante per le 3 ore e 30 di concerto, e che lui è un gentiluomo d’antan e la musica, l’amicizia e i brividi sono arrivati. Ma non erano di freddo.
And what can I tell you my brother, my killer
What can I possibly say?
I guess that I miss you, I guess I forgive you
I’m glad you stood in my way.
a M., C., M&E, K., P. e a cosa vuol dire averli incontrati.
e dei brividi ne valeva la pena 🙂
l’ho conosciuto tardi, attraverso la colonna sonora del film Watchmen. Stupendo
e questa non la conosco io: rimedierò in fretta!
peccato per quelle voci in sottofondo..
il video non è mio. il mio è peggio: senti cantare solo me. 😉
Una classe a parte, il vecchio Leonard.
Anonimo SQ
Classe, eleganza, generosità. Potrei continuare ad oltranza.
It’s 4 in the morning, I’m calling you now just to see if you’re better
Ma perchè non mi hai trascinato, minchia?????
Qui si aprono dolorosi squarci di adolescenza.
che ne sapevo io, ti trascinavo volentieri.
grande invidia, lo adoro ma non l’ho mai visto dal vivo
Ho colmato anche io quella che mi pareva una grande lacuna. Ora lo amo anche di più.
è mancata solo una mano da stringere, o forse la mano che si desiderava stringere era altrove stringendone un’altra. Lo sguardo ogni tanto si perdeva nel vuoto, però è stato bello assai. Doloroso a tratti, come spesso sono le cose belle, così belle che provocano un dolore fisico. Ancor più belle se condivise ❤
Siamo mani da stringere bene. Non a caso, e l’abbiamo dimostrato. Mani a passarsi candele di rito. E’ stato bello esserci.
cazz… sarei venuta anch’io!
Sigh… Anch’io…
So che dovrei conoscerlo e sono circondata da sempre da persone che sanno tutto di musica, perciò non ho scuse… Non so come ma la musica è come scivolata via dalla mia vita mentre fino ai vent’anni non facevo che cantare, suonare e ascoltare…
Perché qualcosa prima o poi deve scivolare, secondo le esigenze, secondo le attitudini. E’ normale, non trovi? Io stessa, tutta questa musica, l’ho rimessa nella vita non da sola, ma grazie a molti che mi circondano. L’importante è comunque condividere quando si può e non nel senso banale dello “share” dei noial network.
@yogini e @profe la prossima volta pullmino per Cohen, oppure per ditemi chi volete che si va!
Intanto prendi l’appunto su Cohen. Poi, se capita altro, si vede pure altro.
Che bel treno il tuo. Il treno che porta e riporta dai sogni. Ti posso cercare su anobii? Come ti trovo?
certo che mi puoi cercare. mi scrivi in pvt, ti scoccia? gattaGennara@gmail.com
Qui da noi l”autunno pazzo si traveste da estate e ci fa uscire in magliettina. E con l’Amica Vicina andiamo a zonzo – e chi se ne fotte del lavoro, dell’altro mondo, della prima ora – per la piccola città. Cantiamo. Noi.
Piccola cittá gucciniana?
qui orlo di cambio armadio, argh! voi fate bene, fottersene sempre un po’, mi trovi fautrice. Però non ho capito: sul pullmino per Cohen tengo due altri posti allora? 😉
No no. Il concerto è quello che facciamo noi cantando?!
@Pendolante: e quale piccola città non lo è? 😉
passavo di qua e mi sono fermata con piacere..
vedo che stai leggendo ‘Tutta la vita’ di Savinio. Sicuramente è uno dei libri che più mi sono piaciuti ultimamente. Racconti profondi e singolari, ironici e stralunati, fuori dai soliti binari.
sei la benvenuta, davvero. Sì, tra i tanti sto leggendo anche quello, è un dono di un’amica di blog, un dono come tutte le volte che, passando, ci si ferma un po’.
ho due mesi di te da leggere. mi sento in ritardo con tutto. ma volevo dirtelo.
tu avvisa quando passi, metto su la moka e mi concentro sugli albicocchi
cocca!
delicatezza e possibilità, leggerti regala questo 🙂
anche leggere commenti così, però regala. rossore immeritato alle guance