Che il sito della Apple Store mi ha preso in contropiede, lì che faccio in fretta a compilare i dati d’acquisto perché è il giorno dello sconto per i professori, all’Eppol Stor. Assistita dal collega Golia Ardò, tutore delle caratteristiche tecniche e io a dirgli ma la copertina, anzi scusa la smart case di che colore me l’ha messa? troppo serio il grigio scuro vero? e lui a sbruffare come gli uomini con le donne che scelgono la macchina per il colore o l’estetica (io, per esempio). Insomma mi han preso alla sprovvista dicendomi, cara signora potrà avere un’incisione laser gratuita per personalizzare, ci scriva qui quello che vuole che ci scriviamo, sul suo prodotto Eppol. Alla sprovvista, che a saperlo agli incisori ci pensavo giorni e giorni per scegliere che ho sto vizio qui da tardo adolescente di cercare la mia identità nelle frasette manco fossi ai tempi della Smemoranda. Commiseratemi, orsù.
Su due piedi allora glielo ho scritto agli incisori della Eppol come volevo personalizzare il mio loro prodotto. E ho scelto i versi più belli della letteratura italiana (non tutti, solo un incipit, della poesia più bella della poesia italiana).
Vi chiedo, a voi (anche se lei e lei secondo me la sanno già la soluzione) quali sono i versi più belli della nostra letteratura italiana. Secondo me e/o secondo voi, va bene uguale. Uno dei miei indovinelli scemi e finti in cui non si vince nulla che però io lo voglio sapere che poesia vi piace.
Cosa c’entrano le reginette al burro? Le reginette sono il mio formato di pasta preferito, semplici al burro da bambina erano una poesia. Me le son fatte stasera per festeggiare l’azzurro.
Ah, l’azzurro:
Le mani.
Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell’arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.
Vittorio Sereni
Questa è (tra) quella che mi piace.
mi strapiace..a dirla tutta…
ciao
.marta
Sereni, a me che capitava delle volte di starci sulla strada per Zenna o più spesso su una terrazza, sospesa a taciti eventi di lago. Grazie Marta di aver poetato qui.
Io sul mio primo eppol gadget ci feci incidere “another world is possible”.
Giusto per non dimenticarlo.
Stasera meriteresti delle mie parole, fresche. Le hai.
Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie.
HO VINTO QUALCHE COSA?
NON hai vinto un’Ipad; un buono per una polenta taragna però forse sì.
Ei fu. Siccome immobile, /dato il mortal sospiro, /stette la spoglia immemore /orba di tanto spiro…
No, sto scherzando, sapete come la penso su Manzoni !
Forse metterei:
“Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.”
E’ quasi un haiku, e mi è venuto in mente vedendo stasera le foto di Mel dei tramonti siciliani.
Anonimo SQ
Ammamia sarà pure scemo l’indovinello ma io proprio non sono in grado di risolverli questi quesiti… Però ti dico che mi complimento per la tua scelta di comprare una Eppol (io sono un eppoldipendente da ventanni, nella vita e sul lavoro). Ma bando alle ciance e alle mie Eppol adesive che ho incollato ovunque…i miei versi preferiti non sono un incipit ma un finale.. “e il naufragar m’é dolce in questo mare”. Sarà scontato, sarà banale, ma L’Infinito resta per me una delle poesie più belle della nostra letteratura.
Il buon Giacomino, che a me come poeta piace così poco, confesso. Lucido prosatore, invece.
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l’immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l’ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
…ma per la frase da vergare sulla mela è troppo lunga! 🙂
Forse sarebbe stata la mia seconda scelta; da un’invetriata, da Montevideo, dal perderai nei boschi intorno a Marradi.
PS Anche a me le reginette piacciono un casino: col pesto son perfette.
Anonimo SQ
Ragù con polpettine, per essere poetici davvero, allora.
Io non lo nomino nemmeno. E poi in realtà lo hai già detto. 🙂
l’innominabile. Sì, l’ho detto. 😉
“Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.” Ma non so se la metterei sul retro di una mela…
I-phone o iPad?
I-pad. Secondo me per quelli della Eppol che si credono innovatori ci voleva qualcosa come loro, di roboante.
Non sono una donna di Poesia, GattaG.
[Un pomeriggio, mentre si preparava l’esame di Letteratura Italiana -ai tempi di Asor Rosa docente-, la mia amica e collega F. pianse sincere e calde lacrime sui versi di Petrarca ed io, allibita e muta, capii improvvisamente che la Poesia non era cosa adatta a me.]
Ma l’azzurro e le reginette e anche le frasette alla Smemoranda, quelle, sì, che sono cose che sento fortemente! 😉
Anche i miei alunni piangono sincere lacrime sui versi di Petrarca… 😉 ma dubito che sia per la stessa emozione dell’amica. Io penso che, leggendoti, la poesia faccia per te eccome; non è solo scrivere in metrica che fa poesia, del resto. Vada per l’azzurro e le reginette; about Smemoranda prometto di smettere. Ih Ih.
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Eugenio Montale
Qui andiamo sulla sostanza. E che sostanza. Io però ho scelto la forma.
le tamerici salmastre ed arse sull’eppol?
lo posso dire che lo detesto, anche se amo te, vero?
Ecco, uffa.
incerta (molto) tra ungaretti con “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (di una bellezza da brivido), quasimodo di cui sopra (anonimo, con il 5 maggio mi avevi spaventato) o “spazza via le ragnatele, titano,spazzale via dal sommo del balcone.C’è un ragno demente e mi appassiona. spazza via le ragnatele dagli occhi, toglimi via queste ragnatele. vedi, titano, le ho sugli occhi dal giorno che non t’amo” della merini (che, però, è lunghetto assai).
e le reginette con l’olio e il grana, per me, grazie!
reginette alla D’Annunzio (ora mi invento la ricetta, vedrai, filologicamente adeguata). Le vuoi lo stesso? 🙂
solo perchè sei tu! 😉
le “domande impossibboli” della Gennara
Te si’ fatta na vesta scullata,
nu cappiello cu ‘e nastre e cu ‘e rrose…
Regginella…. 🙂
D’Annunzio.
Ci scommetto.
Me lo sento.
Lo vedo gia’.
Te pareva.
Che pa… mpine!
comunque, l’incipit più bello di tutta la poesia italiana è, senza alcuna ombra di dubbio
che fai tu luna in ciel? dimmi, che fai?
argh, ci ho messo un punto interrogativo in più…
Nuuuuuuuuoooooo.
tié tié tié, sono d’accordo con noisé!
Impossibile scegliere. Ce ne sono di bellissime e ognuna sembra la più bella al passare delle stagioni, secondo gli stati d’animo, nel momento della sua scoperta, nel ricordo del giorno in cui la si è imparata per tenersela sempre con sè.
Io ho fatto incidere il primo ipod col mio nome e me ne sono pentita molto perchè così è diventato invendibile (sono una di quelle che la tecnologia è come il pesce, dopo tre anni puzza). Quindi ho deciso che non l’avrei mai più fatto, con un’unica eccezione: uno shuffle in super offerta, di quelli con la mollettina, di qualche anno fa. Ho scelto una frase che si adattava al design dell’ammennicolo in questione, di una delle mie autrici preferite e che è uno dei miei motti. “Detachment is a rare virtue.”
Hai ragione: impossibile scegliere a freddo. A caldo però davanti al form di acquisto è arrivata la prima, non so se definirla la preferita oppure solo la più “sedimentata”. E ovviamente c’è anche il nome (non avevo pensato alla vendita, in effetti).
ps. bellissimo motto, mi piacerebbe talvolta farne più tesoro vivendo.
Anche secondo me, hai messo l’incipit de “La pioggia nel pineto”: è il più bello della poesia italiana e non obbliga a molte parole. Basta un “Taci”.
Ma immaginandoti davanti agli incisori dell’Eppol, ti vedo capace anche di declamare un ” L’albero a cui tendevi la pargoletta mano/ il verde MELOgrano…”. E perchè non anche un Saba? “Trieste”?
Per parte mia, la poesia che più mi parla è di Montale: “Ho sceso, dandoti il braccio, un milione di scale…”.
fuochino fuochino (ma non per la pargoletta mano, eh) 😉
Settembre. Andiamo…
No, scherzavo. L’azzurro riporta a Saba. Ma quello ha l’azzurro ovunque: aspetta che penso dov’è l’azzurro nell’incipit…
pensa a una sinestesia: l’azzurro non è l’azzurro, è il…
A ‘l mare, a ‘l mare, Lalla, a ‘l mio libero tristo fragrante verde Adriatico
SOB!
Sarò un’asina, ma mi viene in mente solo “Canzonetta”. E’ quella?
Comincia a sembrarmi il “quesito della Susi”.
Anonimo SQ
sappi che ho dovuto gugolare: la susi non me la ricordavo proprio.
C’è da sbizzarrirsi. Secondo me i versi più belli della letteratura italiana li ha scritti Dante, esattamente nel canto V dell’Inferno, che però potrebbero anche essere i “tuoi”. Nello specifico “Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.”
Mi succede, GG, di scherzare, quando illustro ‘sti versi ai ragazzi, giocando proprio con “ratto”.
Che poi Amor non è un ratto che ci rosicchia l’anima e il corpo?
Bello che tu mi abbia donato le parole di Francesca.
E non male anche il gioco col “ratto”. Quel maledetto roditore.
Ma se parliamo di “azzurro”… lo splendido verso pascoliano “La chioccetta va per l’aia azzurra col suo pigolio di stelle”.
il Pascoli del gelsomino: ho pensato all’odore di fragole rosse nello scegliere la cover del giocattolino. Però ha prevalso la freschezza della parole, stavolta.
La Poesia, per me, è intrappolata nella bruttura di un pessimo professore. Difficile sdoganarla da là, ma ci provo seriamente e qui ti citerei ora la Valduga male sue Cento quartine cambierebbero il tono del tuo post.
Vuota il tuo sacco, su’, parla, poetessa:
io fiorisco e mi sfoglio e rigermoglio
per dare la procura di me stessa
a chi non può o non vuole quel che voglio.
eccola, la Valduga.
ps. si fa sempre in tempo a sdoganare: se vuoi, insieme.
Lo sapevo che mi capivi
Forse sarò fuori luogo, ma per me bellissimi versi li ha scritti anche Pavese, nonostante sia ricordato più come scrittore che come poeta. Non è un incipit, vale lo stesso? 🙂
Ti seguo. Mi piace molto il tuo blog.
Grazie per seguirmi qua dove mi perdo anche io. La poesia vale anche se ti devo dire Pavese è ancora un mio blocco. Non lo capisco.
Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
Sempre come quelle terre. Lontane, che ne valga una pena, arrivarci ancora. Fosse prima di girare.
L’orizzonte. Piano.
uh! ci sono!! “odi et amo. quare in facias fortasse requiris, sed fieri sentio et excrucior”
(e non dirmi che non ti si addice, sai?!)
la poesia della vitalità tardoadolescente lo chiamò la mia prof di italiano. Mi si addice per forza, dunque.
Domani è sabato, GG.
Sabato: il nostro amore diventa giallo.
(F.G.L.)
Anonimo SQ
sai che io l’amore lo collego al sabato? (che frase stupida che ho scritto)
Dici che sia perchè poi alla domenica puoi dormire ?
Se conosco la mia pollastra (34 anni di comune vita) mi sa proprio di sì !
Anonimo SQ
PS E oggi che giorno è…?
Non lo intendevo alla Gaber. Più alla Baglioni ma è demerito mio
…Montale…
. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
E’ lunga …c’entrerà?
Beh se non c’entra opto per la mia Alda
con la sua meravigliosa citazione
“,Mi sveglio sempre in forma
e mi deformo attraverso gli altri”
vento
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.