dulcis in fundo (never ending parrozzo)

“sto parrozzo è diventato un affare di stato” mi dice al telefono dopo essersi accertato che no, non l’ho ancora preparato, malgrado lui abbia chiesto a zie, cugine e a mezzo Abruzzo quale semolino usare perché lei non lo sapeva.

Lei per dirla tutta non sapeva nemmeno cosa fosse sto parrozzo prima di dieci giorni fa quando il lago era ancora uno dei suoi tramonti dolci e l’amica di sempre le chiedeva “digli di spedirti un parrozzo per me”. Te lo fo io, amica di sempre, il parrozzo, e ora che non sei partita per il viaggio di nozze ma per un triste funerale quando torni ci mettiamo a dieta, insieme, la mattina dopo la notte del parrozzo, promesso.

Ora che so cos’è il parrozzo, che tutti gli ingredienti sono pronti lì sulla credenza, che gli ultimi dubbi sono sul lievito se ci va quanto ce ne va, ora che ho capito che una volta fatto potrebbe essere il mio dolce preferito, ora che ho perfino trovato un surrogato di stampo da parrozzo che vi sfido a trovarlo in lombardia lo stampo adatto e come si suole è stato reperito dove mai più pensavi e ti è costato appena due cartelle della tombola di ieri, dove hai sbancato perché fortunata al gioco, giusto a quello. Ora che.

Ora che qualche abruzzese mi aiuti. Ché sto parrozzo faciendum est.

Ingredienti del parrozzo pronti che mi guardano e dicono “allora te vui mòve ca natale è furnut?”

200 g di zucchero
150 g di cioccolato fondente
30 g di burro
150 g di Semolino
6 uova
1 limone
200 g di mandorle dolci

Che poi l’ho cercato su internet e nemmeno a farlo apposta finisco che m’imbatto sempre in lui.

P.S. La si è aggiunta mezza bustina di lievito; sfornato e raffreddato, il parrozzo si è ammantato di una glassa composta di cioccolato fondente e burro fusi a bagnomaria. Una notte in frigo e apriti frigo che meraviglia. La condivido.

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30 pensieri su “dulcis in fundo (never ending parrozzo)

  1. i miei genitori sono abruzzesi, ma non hanno mai nominato il parrozzo (che a guardarlo piacerebbe anche a me), però è un dolce con referenze mica male se è stato addirittura osannato da D’Annunzio.
    Auguri GG

    1. Non so di che zona sia precisamente, ma penso Pescara. Una delizia comunque, a prescindere dalla sponsorizzazione del mio Gabry. Spero tu abbia trascorso buone feste.

  2. …mai sentito 😦
    Gli ingredienti però non sembrano niente male, non sarà tipo un “amor polenta” al cioccolato? A ‘sto punto però vogliamo foto e ricetta… 🙂

  3. Ricordo nonna ‘povna, che un natale si fissò col parrozzo. Buono, ma non è il mio genere, troppo cioccolato ovunque. Anche da noi semola nel dolce di natale: però piuttosto una specie di Bread&Butter Pudding, parecchio English Style.

    1. A dire il vero ha solo uno strato sottile di copertura croccante al cioccolato. Non disdegnerei nemmeno l’English Style, golosa come sono.

    1. Se vuoi in pvt ti scrivo ricetta e procedura completa. Non ne è mai valsa la pena così tanto. È molto natalizio.

  4. Che facciamo, GG, riesci a digitalizzarlo e mandarmene una fetta via internet ?
    Ebbene si, lo confesso, sono sempre stato un pelino goloso… (ecco la ragione del “lieve” sovrappeso e delle paranoie derivanti).

    Ma potrei compensare rinunciando a qualche pastasciutta, non credi ? Intanto, propongo la ricetta a mia moglie, che dici (vuole rinforzarsi sui dolci) ?

    Anonimo SQ

  5. Buono. Buono buonissimo, ma non lo so fare. Ho una buona ricetta di un’amica pescarese ma chissà dove. Magari la cerco.
    “E’ tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè,
    c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove,
    la terre grasse e lustre che se coce…
    e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”
    D’Annunzio

  6. Ecco, ora che Natale è finito. Ora. Ora. Ora mi dovevi far venire la voglia di fare il primo parrozzo della mia vita… Domani, eh? Domani lo faccio. Accidenti a me…

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