Succede che non è un gennaio dei miei, pieni di freddo e sole, pioviccica, neviccica, si appiccicano pensieri di ottimismo tra tisane odorose, compiti in classe di fine quadrimestre, desideri di maggiori lucentezze.
E allora il processore non ha quiete, piango e rido in antitesi, declamo pascoli come fosse il primo dei poeti, faccio l’acida, la bambina stupida, la femmina leoparda, la maliarda, la beffarda, e tutte insieme stanno bene. Pare. Anche la lombarda.
Che a gennaio tira fuori il suo paiolo profescional e scrive sms dal sapido invito “polenta?” cui si risponde portando parrozzi (che non tengono botta) o lagrein da tredici e mezzo e tanta salute! Prosit!
Poi, siccome complice l’europa mai così vicina come qua, a cena puoi essere insieme a una spagnola sposata a un tirolese incinta al nono mese col pupo che avrà un simpatico doppio cognome (e che ha gradito la taragna) e con amico austriaco, cinefilo che mentre gli chiedi allora il tuo film preferito, dimmene almeno tre, tu spari un wenders, un kubrick, un kar wai, lui dice “la meglio gioventù”. E ti dici, bene l’europa, l’italia, però. E ami i film francesi di haneke e haneke è austriaco, però. Però. Santa polenta!
il menù amicale delle cene di gennaio vede polenta taragna con costine al miele di castagno (e birra e granella di nocciole) e soprattutto vede il dolce al cucchiaio, pezzo forte stagione 2012-2013: la crema di cognac e caffé.
Che, volendo, per 4 persone si fa così:
In una ciotola metto 4 tuorli d’uovo con 4 cucchiai colmi di zucchero mascobado e sbatto fino ad avere composto spumoso. Metto la ciotola a bagnomaria; aggiungo circa 80 grammi di caffé e 80 grammi di cognac (io uso Hennessy) e continuo a spumare. Unisco panna liquida (200 grammi) e 3 cucchiai rasi di maizena. Da pappare calda e spolverata di cannella!
Amo gennaio, ma devo averlo già detto da qualche parte.
E pensare che ora ho fame, ecco…
ora anch’io. ma pulire il paiolo mi fa desistere dal ritaragnare. a quest’ora poi mi sa che mangerai bene pure tu, mi sa.
In questo post c’è il buon profumo conviviale di casa tua e tutte le volte penso che un assaggio ci starebbe proprio bene:)
il campanello non c’è, ma su urli il mio nome dalla finestra, apro. Vieni?
Ecco son davanti al mio cappuccino e aprendo il red di wp ho visto subito la foto delle costine ed ho pensato “chi è il fortunato fruitore di codesta bontà” ….non è vero ho pensato “az che buone chi le ha scofanate?”
Pensa che il polenta profescional l’avevo anch’io, me l’avevano regalato per le nozze e poi pensando “ma chi lo usa che io vado di valsugana” devo averlo regalato a qualche banco di beneficenza e così quando adesso lo vedo mi do della cretina!
Bella bellissima domenica, quando i pranzi avvengono quasi per caso li adoro e trovo che abbiano il sapore del “vengo perchè voglio stare con te”.
NOooooooOOOOo la valsugana no; i miei usano la parola “polenta” (da buoni terroni) per indicare quanto di negativo ci puoi metter nel piatto perché non solido, non “di sostanza”. Stufa di lamentele mamma regalommi prezioso paiolo dicendo “fattela te la tua polenta”.
Regalarlo al banco di beneficenza: sei un mito! Avrai fatto felice qualcuno.
eheheh sì però io adesso mi mangio le mani….però ormai sono portata verso la taragna oohhh quanto mi piace!
si, leoparda e lombarda, solo così si spiega l’amore di gennaio..:-)
però non si scappa, fai venir voglia di riscaldarsi ai tavolacci di legno col profumo di polenta che ti si attacca addosso, piuttosto gradirei note di preparatio delle costine al miele, accidenti!
tu prendi costine, con pennello da cucina le ungi a più riprese di miele e di birra finché sono intrise. Le adagi in letto di birra per la cottura, le spolveri di granella e pangrattato, sale grosso e voilà, metti a forno.
ps: la ricetta è un po’ inventata, di solito ne sono gelosa ma sto facendo un’eccezione, sappilo.
tavolacci odorosi di polenta forever 🙂
mmmmh, che fame!
aggiungo un posto a tavola?
slurp!
se ti mando un sms all’ultimo momento una domenica di queste, partite?
Wenders, sì, e polenta. Col gorgonzola, chè io le costine no. E poi amo febbraio, noce di ghiaccio. Gennaio è tristezza, e i fatti lo hanno confermato.
sono di parte, io lascio la tristezza a dicembre ma capisco, ne hai motivo.
il wenders di until the end of the world, ov curs
devo rivedere tutto. momento di bisogno compulsivo. li cercavo in casa sabato, e c’era solo paris texas.
Non amo né gennaio, né febbraio. Vado di marzo, e luce, e primavera. Polenta sì, importata da queste parti, del dolce prenderei il cognac, ma senza caffè. E bravo l’austriaco, con la sua Meglio gioventù!
non so perché ma sapevo che avresti apprezzato
(non gennaio, non febbraio, non il caffè) E nemmeno il cognac 😉
accidenti ma ci voglio venire anche io la prossima volta. aspettatemi, la veneziana quella che porta il vino e un mazzo di fiori e una torta fatta da lei.
Apprezzatissima, dai vieni
qua solo tofu, lo sai… però quella crema al cognac…
ma insomma, e stò austriaco? 🙂
Vade retro tofu.
Sulla polenta passo, ma per il dolce al cucchiaio razione doppia…
p.s. e la “femmina leoparda, la maliarda, la beffarda” è esilarante! 😀
Perchè niente polenta?
Di sicuro sono arrivata tardi e avete finito anche i piatti 🙂 Ma d’altra parte a gennaio nevica e tanto, fa freddo, ci si ammala e si perde un po’ l’orientamento. Oggi in verità si è sentito anche u terremoto. Che bellezza questa tavola e non solo per le pietanze.
Non è mai tardi per un piatto di taragna.
prendo lo zabaione che hai fatto. vorrei saper delle costine, faccio la polenta nella macchina del pane e ti aspetto. ma non sopporto gennaio. facciamo a metà
Ci nascerei a gennaio o ci farei nascere, potendo.