Etica e morale, declinati come meglio credi, ha decretato la vincitrice del quarto round di cita-un-libro di #ioleggoperché, da oggi dunque giudice del quinto, Iome.
Etica e morale, ai ritt niend. Era nell’aria questa settimana, c’era un’urgenza forse che era già la mia, e tra e nei blog.
Diamo la colpa a Iome, se la prenderà tutta, immagino, se con la scusa di spolverarla, ho tirato giù dallo scaffale la mia miserrima vita etica e morale, un po’ scolastica, giovanile, e ora son qui, di nuovo domenica, tra i libri di Terenzio, Platone, c’è un Tacito che appare, Euripide in disparte, il Principe con la sua luce negli occhi, il mio trittico d’acciaio, l’inossidabile CiceroDanteNicolò. E confesso, ci arrivo e ci spolvero Leopardi e Manzoni.
Etica e morale. Prenderei a piene mani da qui.
Per non scocciare il gioco e i giocatori col “solito” Pasolini. Mi tocca scegliere.
Scegliere.
Scegliere chi essere, come, quando.
Oggi scelgo, pallosa come so essere solo io, la giovane pessima studentessa di lettere classiche che fui; scusate il cliché. Dunque scelgo lui, antipatico parecchio, “il piangina” come lo definì la mia amata insegnante di italiano del liceo, ma uno che basta lui, a dire tutto.
La citazione intera è questa e proviene dal De officiis
“Ora, quando noi cerchiamo che cosa sia il decoro, dobbiamo abbracciare con la mente tutte queste considerazioni; ma in primo luogo dobbiamo stabilire chi e quali vogliamo essere, e qual genere di vita vogliamo seguire deliberazione questa che è la più difficile fra tutte. Perché, entrando nella giovinezza, quando più debole è la forza del raziocinio, ciascuno si sceglie quel modo di vivere di cui si è maggiormente invaghito; per cui si trova impigliato in un certo sistema di vita, prima ancora d’aver potuto giudicare qual sia il migliore”
Nel post-it di #ioleggoperché, una parte.