Per restare in tema. Se domenica leggo, lunedì guardo, martedì canto.

Con tutte le canzoni e canzonette che il tema della settimana lanciato da Murasaki mi ha fatto venire in mente ci posso canticchiare tutto marzo, se non fosse alleluja finito.

È vero e lo abbiamo scritto in molti che la morte arriva prima nella canzone e nella poesia (e anche il film che ho scelto io è prima di tutto lirico). Non è questa grande notazione critica ammettere che forse abbiamo bisogno che la forma stemperi il contenuto, lo metta in equilibrio, lo lenisca.

È un po’ la storia che cerco di raccontare ai ragazzi quando analizzo il Petrarca di “solo e pensoso i più deserti campi”: quell’armonia sintattica, il ritmo pacato per dire un dolore.

Insomma, per finire marzo, mi è venuta voglia di cantare, àndra moi ènnepe mùsa, àrma virùmque canò.

Cinque brani, come da romanzo, un’hit parade mia facile estemporanea e soggettiva e italica e tradizionale e con richiami letterarii e con un criterio stretto, averli sentiti live, i brani, dalle loro voci.

Ovviamente chi voglia e passi di qua, volentieri sentirò le sue.

5) Guccini- in morte di s.f
Non a caso il motivo sembra allegro, ed era senza se e senza ma l’apertura dei suoi concerti. Mi mancano i suoi concerti, tanto. Quando sento tutti chiamare “Francesco”, io che “francesco” ci chiamavo solo lui.

4) Amour Fou – Anita
Un altro motivetto allegro, quasi lezioso per ricantare il “tanto vale vivere” di Dorothy Parker. Cantava così la band, prima di sciogliersi.
“Tutto il mondo sia meritevole di osare
di ospitare queste forme di liberazione
e ci mostri che non è scandalo provare
a diventare ciò che forse non saremmo state mai”

3) ex aequo De André e De Gregori
Faber, a piene mani, tutto. Scegliere è sofferenza pura. Dovendo, a conquistarmi resta il tempo del valzer di “quando hanno aperto la cella, era già tardi perché… Io so che Michè
ha voluto morire perché
gli restasse il ricordo
del bene profondo
che aveva per te.
Il professore invece, con questa, con la morte che ogni giorno fa male, morte trionfo dell’Italia che odio.
“E c’era Roma così lontana
e c’era Roma così vicina
e c’era quel luce che ti chiama
come una stella mattutina
A Pa’
A Pa’
tutto passa, il resto va”

2) Nada – Sonia
la voce di Nada, che è un dispiacere che molti si fermino a pensare che sia quella di “ah ah ah ah ah ah ah sembra un angelo caduto dal cielo”. Un’artista incredibile, matura. Un ritornello pulsante, un grido di un brano che disegna la disperazione femminile di chi
“Non ha mai pensato la mossa giusta
è potente come una tempesta”

1) Al primo posto la quotidianità pacata di chi penserà all’amore per la sua donna, se farà a tempo, perché
“Arriverà che dormo o sogno, o piscio
o mentre sto guidando,
la sentirò benissimo
suonare mentre sbando,
e non potrò confonderla con niente”

L’amore più grande che ho visto, l’ho visto davanti alla morte. Qualche sera dopo il suo concerto.