La regola dei frigoriferi e degli undici giugno 

Stamattina, mentre guidavo per andare a scuola per lavorare gratis ma piacevolmente perché avrei dato due dritte alla mia armata Brancaleone in vista degli Esami di Stato altresì detti di maturità, la mia, che se sopravvivo stavolta alla composizione della commissione sarò matura davvero, mentre tutto questo piccolo scorreva dall’abitacolo e pioveva e c’era il sole e c’era un live di Jeff Bridges, alla radio si diceva della manifestazione.

Lavoratori della Multinazionale americana quella che fa i frigoriferi, quella in cui anche io ho fatto i frigoriferi, controllavo il passaggio corretto del freon con una specie di bacchetta magica, i lavoratori scendevano in piazza in città, l’attraversavano in corteo bloccando il traffico e infatti poi le mie colleghe arrivate a scuola per lavorare gratis si lamentavano di tale corteo.

E io guidavo per andare a lavorare gratis e mi dicevo sto sbagliando tutto, adesso vado avanti e vado in corteo con loro. E dico loro chi sono, un’insegnante che domani le si chiede di votare su un aspetto di una legge che ancora legge non è, e dico loro che stiamo sbagliando tutti, a non attraversare le città insieme, io con voi, voi magari con gli altri e gli altri tutti con noi.

Forse tutto sto pippone perché ierisera era l’undici giugno, che l’undici giugno a casa mia è il compleanno della cara mamma Little Party, e che è stato forte compleannizzarla dopo aver pensato per parecchio che i compleanni, si sa, possono smettere seppur con preavviso, e l’undici giugno è il giorno in cui io me la sono vista brutta un santo paio di volte, scrutini non permettendo e l’undici giugno era ierisera e non ci è successo niente che vedere il film su Berlinguer. 

Berlinguer, ho chiesto ai Comeback chi è, chi era. Quello che non ha smesso di parlare fino all’ultimo minuto di fiato e di volontà. E se è vero per me che il calcio ha smesso di essere interessante dopo il maggio dell’Heysel, ierisera mi son chiesta come ho fatto a pensarmi comunista da giovane, che non c’era più da un pezzo la stagione Berlinguer.

Checcretina.

Ed altri miliardi di cose che qui non ho scritto, ho vissuto, brutte talune e sempre vitali, tutte inserite in quell’impegno quotidiano che è l’esercizio di una certa felicità.

Mi siete mancati. Ciao.