molla il colpo

una mattina di ottobre qualsiasi, colpi di tosse, ricordati lo sciroppo, no, nemmeno, segno che qualche priorità sta già allo sbaraglio, chissà da quanto.

due ore buche, noiose, implacabili, lo saranno meno settimana dopo settimana.

una ragazza da sola in infermeria, sola con due compagne che le tengono il cestino della pattumiera davanti, dove vomita. “ma siete da sole qui?”. Chiamare qualcuno, eviterei di prendermi un altro microbo, che già non mi mollano più.

pensare davanti al volto provato “forse è incinta” e ripensarci sopra “che bello”. Certo, per me. Per una quindicenne, meno. O boh.

O boh, il mio approccio al mondo di questa stagione, quando ottobre dà il meglio di sé nei colori caldi e nelle brezze fredde.

qui a fianco una collega davanti al pc “guarda che cazzo di lavoro mi sono messa a fare oggi”. le dico sì senza nemmeno sapere di che lavoro trattasi, perché tanto prima o poi bisogna farlo un cazzo di lavoro, le dico.

qualcuno entra, cerca l’omino dell’orario (sapete a scuola quei docenti che si occupano dell’orario e che per due mese diventano omini) che non c’è, ieri l’han visto urlare nei corridoi, oggi il tabulato che non piace mai a nessuno è sul tavolo del dirigente. O boh.

quella del cazzo di lavoro dice dell’omino che non c’è, che dovrebbe mollare il colpo.

anche io, spesso, e non sono mica brava. Cado in trappoline da principianti assolute.

vado, chissà, speriamo che la quindicenne stia meglio, vah.