una mattina di ottobre qualsiasi, colpi di tosse, ricordati lo sciroppo, no, nemmeno, segno che qualche priorità sta già allo sbaraglio, chissà da quanto.
due ore buche, noiose, implacabili, lo saranno meno settimana dopo settimana.
una ragazza da sola in infermeria, sola con due compagne che le tengono il cestino della pattumiera davanti, dove vomita. “ma siete da sole qui?”. Chiamare qualcuno, eviterei di prendermi un altro microbo, che già non mi mollano più.
pensare davanti al volto provato “forse è incinta” e ripensarci sopra “che bello”. Certo, per me. Per una quindicenne, meno. O boh.
O boh, il mio approccio al mondo di questa stagione, quando ottobre dà il meglio di sé nei colori caldi e nelle brezze fredde.
qui a fianco una collega davanti al pc “guarda che cazzo di lavoro mi sono messa a fare oggi”. le dico sì senza nemmeno sapere di che lavoro trattasi, perché tanto prima o poi bisogna farlo un cazzo di lavoro, le dico.
qualcuno entra, cerca l’omino dell’orario (sapete a scuola quei docenti che si occupano dell’orario e che per due mese diventano omini) che non c’è, ieri l’han visto urlare nei corridoi, oggi il tabulato che non piace mai a nessuno è sul tavolo del dirigente. O boh.
quella del cazzo di lavoro dice dell’omino che non c’è, che dovrebbe mollare il colpo.
anche io, spesso, e non sono mica brava. Cado in trappoline da principianti assolute.
vado, chissà, speriamo che la quindicenne stia meglio, vah.
No dai, speriamo non sia incinta.
No dai, tranquilla, credo fosse il problema opposto 🙂
No, mi dispiace. Pensare di essere incinta a quindici anni nel contesto che tu racconti NON è una bella notizia. Comunque tu la voglia girare.
No. Ciò non leva che a volte accada. E quando accade, non serve a molto né pensar che sia bella notizia né pensar che non lo sia.
Era comunque una mia proiezione. Forse è quello che tu chiami “girarla”?
No, comunque la giri è un sintagma di uso comune che significa grosso modo “in ogni caso”. E considerarla o meno una bella notizia serve eccome, a rapportarsi rispetto a strutture laiche quali l’Aied e leggi come la 194, per esempio. Ciò che un approccio commosso al ‘che bello una vita’ non sempre facilita, per esempio.
Stai scrivendo a una che lo sa. E non per averlo sentito dire. Proprio per questo posso permettermi una proiezione e un “boh”. In pensieri slegati e autocentrati e non sotto un post in cui si tratta di reali gravidanze, leggi 104 o AIED. Di una che peraltro ha combattuto proprio a scuola una bella battaglia laica per un percorso di educazione sessuale fatto per anni con appoggio di un gran dirigente. Quindi, in nessun caso, questo mio scritto inneggiava a gravidanze tra le quindicenni. L’approccio commosso al ” che bello una vita” lo utilizzerei finalmente per me, oggi.
Beh, se parli di una ragazzina che vomita e parli di gravidanza proietti il post anche in quella direzione; se dici boh chiami anche il lettore a esprimersi sui due lati di quel boh. E io mi esprimo dicendo che mi fa impressione pensare di una ragazzina che vomita “forse è incinta” con la dubitativa positiva. Ma mi farebbe anche impressione proiettarci me slegata e autocentrata su quei quindici anni, perché, casomai fosse vero, tu nel post non ce lo hai detto, avrebbe bisogno di legami e centri, e razionalità più che emotività, io credo. Se no, per carità, parliamo dello sciroppo che da cronica delle vie respiratorie ti consiglio di non prendere perché fa un cazzo tranne cariarti i denti, e di valutare l’aerosol che è l’unica cosa che agisce sintomatica mirata sulle vie aeree sia alte sia basse.
Mi auguro che, casomai fosse vero, lei possa avere più razionalità che emotività intorno a lei. Non sempre è facile che quei legami e centri tengano. Per il resto, quando un lettore si sente chiamato a esprimersi, nel mio blog, io son solo contenta. E se si esprime o in modo differente dal mio sentire, o porta una lettura diversa dalle altre, vivaddio.
Allora confermerei aerosol di Fluibron e Clenil, mezza dose due volte al dì per quatto/cinque giorni. E passa la tosse, oltre che la paura.
Da noi non c’è l’omino, ma l’omone dell’orario, un “fratacchione” dal temperamento galdiniano, che accontenta tutti e nessuno. 🙂
Ah, ‘ste proiezioni!
Che poi senza proiezioni, nessun cinema. Ps. Mo’ chi se lo leva dalla testa il fratacchione galdiniano che fa l’orario…
Ah ah ah! Pensa che lo chiamiamo anche pater… per un che di ieratico che traspare dall’espressione del volto. Ma è tutta apparenza.
speriamo nel virus gastrointestinale. e tu prenditi uno sciroppo. e anche un leonberger.
Mi sono sciroppata. Per forza di cose.
Capisco perchè aneli lo scaldacollo… 😉
Oh, quello per anelarlo, però, basta molto meno 🙂