Ci si è accordati, io e Glauco da Hyundayland, per cenare da me, di fretta, cucino io. Lui ha dei tratti caratteristici: si nutre pressoché di fagioli – ce ne sono varietà incredibili -, indulge nell’aglio e nella cipolla, ha un olfatto poco sviluppato (ah, ecco), non beve, sacrilegio!; ha una teoria doppia sull’arte (no, Glauco da Hyundayland, neanche stavolta mi interessa sentirla), oscilla tra darmi del lei e volermi del tu, non è stato spesso a scuola di ironia, è cerebrale, ansiosissssssssimo, a sedici anni aveva dei capelli bellissimi (ora meno assai), forse devo averlo bocciato ma lui dice no, che è stato l’anno dopo; sta facendo un PHD in una cosa che non gli interessa più in una lingua che non era quella che gli interessò all’inizio.
C’è trippa di seitan per psicanalisi, insomma (e dove non ce ne sarebbe, poi).
Io ho dei tratti caratteristici: da due mesi tento di essere vegetariana, complicandomi intestino ed esistenza, semmai siano state separate le due cose, a casa mia; mi scoccio quando gli uomini parlano, mi annoio; avevo dei capelli bellissimi (ora meno assai); sono stata solo a scuola di ironia intensiva, non è rimasto che questo; ho eccessi di coerenza fino alla noia e sensi di colpa a go go quando non mi quadra chi sono, dove sono arrivata, dove ho messo gli occhiali.
C’è trippa di seitan per psicanalisi, insomma (e dove non ce ne sarebbe, poi).
La cena, affrettata, per impegni, prevedeva nel menu
– pasta col pesto fatto in casa con basilico arrivato da un balcone napoletano
– frittatine di ceci senza uova con zucchine farcite alle lenticchie
Allo scolare le linguine e gettarle nel pesto fatto il giorno prima, pronuncio la frase “ma le conserve fatte in casa possono sviluppare botulino” che, attraverso sms di chiarimenti con mamma di Glauco, di cerchiamolo su google, di io che rido, lui che ansia, vabbé mi lasci morire da sola, io mangio, finisce che io mangio e lui no.
Alle frittatine di ceci, nulla da dire, sono buonissime, lui mi aiuta a grattugiare nell’impasto la zucchina, tira il pippone sulla soia, la soia no, con tutti i fagioli che ci sono perché proprio il peggiore, la soia. Ma lei è vegana di qua, lei ora diventa vegana di là, io che sto ancora pensando al cosa c’entrino i fagioli con la soia, pensa, buone con le lenticchie ste frittatine e poi dal frigo esce un pezzettino di salmone norvegese. “Cavolo, lo adoro il salmone”.
Sic transit gloria veganorum.
Alla frutta, perché è da tempo che lo sono, metto in tavola dei fichi di India, li apro e mentre lui grida “no, non li tocchi” io spaff ne avevo già afferrato uno e dico “va là lo vedi che son già puliti” “guardi che han spine invisibili” “guarda che sei proprio noioso”
E comunque la letteratura è fuffa, la linguistica importante. Esci da casa mia, subbito.
…ahiiii…ahiaaaa…cerchiamo su google come si tolgono le spinette invisibili del fico d’India dalle mani. Alla frutta, Glauco mi stende del nastro adesivo sul palmo della mano e nell’incavo tra pollice e indice e strappa. “Come la ceretta, suppongo”. “Eh, ahi”
Al dolce, lui non mangia dolci, la pasticceria era chiusa, ripiega su una sacherina e due cannoli da supermercato. Lui di solito non mangia niente che contenga zucchero e che sia fritto, a me non piacciono i cannoli siciliani. Guarda Glauco che la pasta dei cannoli è pure fritta. Ma davvero? Tempo totale per una sacherina e due cannoli: minuti quattro.
Al caffé io bevo un torbato, uno dei piaceri della vita. Cerchiamo su google quali siano i piaceri della vita, ah l’odore del fieno appena tagliato, ma se soffri di anosmia?, scrivi su sto post-it i piaceri della vita allora, forza. Non arriva a due e protesta. Lo faccia lei, allora. Va bene, basta, ha finito o no di scrivere?
…
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L’indomani un sms a Glauco racconta che il botulino risparmiommi la vita e che mi sarei mangiata pure la sua porzione di linguine col pesto fatto in casa, tié.
La risposta alla prof recitava di pentimento in corso per non aver almeno assaggiato il whisky torbato.
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Siano benedette le divinità del focolare e degli ex alunni o come dice la collega e amica di sempre (forse l’aveva bocciato lei o forse è stato davvero l’anno dopo) “come te li cresci bene questi ometti” e detto da una che ti ha consegnato suo figlio al biennio…è un piacere della vita.
