#ioleggoperché. Cita un libro

Domenica, respiro, gioco.
Che si sposta qui da Gaber, con questo evocativo avatar se tagliato a metà, vincitore della settimana, condivisore di storie.

Io di storie ne faccio tante, ma a raccontarle non son mai stata brava.
L’unica storia che mi è durata e sta durando è l’infinito narrare dei ragazzi.

Non sto a raccontarvi la storia del perché ho io i compiti da fare, me li ha assegnati la classe seconda e tra questi c’è impastare il babà dell’Artusi. Non mi verrà mai bene, oggi sto babà. Ubbabbà, poi è na cosa seria.
Ma se solo dovesse davvero lievitare a puntino, sai che storia?

Così, per #ioleggoperché e per il gioco interblogghico, scelgo una storia vera, che vuole vedere la persona in viso e che per riuscire bene necessita di pazienza e attenzione. Come tutte le storie, credo. Come la storia delle storie.

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22 pensieri su “#ioleggoperché. Cita un libro

    1. Allora, quando deciderai di essere lacuale, ti aspetterà una torta pronta. (Se vuoi Cameo, quella faccio eh, contro ogni mio principio, per amicizia) 😉

  1. Dai, che bello, l’Artusi e i suoi deliziosi commenti semiseri! 🙂 “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene – Manuale pratico per le famiglie compilato da Pellegrino Artusi”, ne ho tratto anche un post, secoli fa. Brava.

  2. Urca, che dilemma. Per fortuna non tocca a me giudicare, perché devo dire che questa citazione mi porrebbe in seria difficoltà per quanto riguarda il rispetto del ‘tema’, perché tra i vari generi letterari che proprio NON sono narrativi, devo dire che i testi regolativi-prescrittivi mi paiono insindacabili. Vero è che il buon Pellegrino con quella regola ci scherza, spesso arricchendo e narrando, e creando un testo che proprio solo libro di cucina non è, ed è anche, almeno in parte, viceversa, narrativo. E però, il passo che citi, pur connotato, rientra a pieno titolo nella parte regolativa… Buona fortuna, Gaber! 😉

    Ciò detto, quel libro è magnifico, e pure il babà lo è!

    1. Ci ho pensato, eh, prima di sceglierlo, perplessa e sapendo di essere al limite con generi, temi e regole e di poter mettere in difficoltà il giudice.
      Del resto con questo tema non tema, la tentazione di moltiplicare le “storie” era forte, per me. (Stavo per scegliere Il Queneau degli esercizi, pensa).

      In attesa di sapere se un pizzico di magnificenza del libro e del babà è arrivata anche al mio impasto, baci.

      1. Sì, è chiaro che a noi insegnanti e letterati soprattutto questo finto-tema mette addosso molta voglia di giocare sui e con i generi con un pizzico di umana (e letteraria) canaglieria. Anche io, del resto, alla fine ho citato un saggio, che dal punto di vista della teoria dei generi non è evidentemente narrativo. Anche se poi parla proprio di storie e dunque vi rientra dalla porta di servizio, per così dire. Ho visto che anche la Noise si è divertita a giocare con la teoria della letteratura, in questo caso!

      2. Pensa che gli Esercizi erano venuti i nmente anche a me (ma sono fuori dalle mie proprie regole)!
        Comunque ehm… il babà è uno dei miei dolci MENO preferiti… 😦

        1. Che ci avrei a che provato con Queneau, ma quale delle varazioni e perché? E perché fuori dalle tue regole? Spiega spiega, mi interessa. Sul babà dell’Artusi, dotato di uvetta e canditi, mi riservo di dire a cottura ultimata (di quelli al rhum ci vivrei, invece). Ma che potevo fare? Non fare i compiti? No dai! 😉

          1. Nel senso che le mie regole, tema settimanale a parte, impongono narrativa italiana del ‘900 (con intrusioni nell’800) e un genere diverso a settimana.
            Il babà dell’Artusi allora potrebbe piacermi, quello al rhum nah.

            1. Che siema che sono, queste tue regole le conoscevo infatti. Stavo pensando a qualche specifica anti-queneau! (Colpa del non rhum, che con il quale ragiono meglio, si sa)

  3. Babà con uvette e canditi?!?
    Ma in fondo, che ne so io del babà?
    E le storie di cucina mi sono sempre piaciute molto, specie al momento degli assaggi ^__^
    (Ma io l’Artusi me lo sono letto spesso come un romanzo, c’è dentro tanta di quella storia d’Italia…)

    1. Che ne sapevo io del babà anche, fino a stasera. Sono alla seconda fetta e devo dire che coi canditi e l’uvetta potevo largheggiare maggiormente. Il nostro Artusi è diventato oggetto di progetto, in seconda.

  4. Co’ babà nun se pazzea, cantava la Laurito mille mila anni fa (che io coi riferimenti pop ci sguazzo sgangherata che sono). Una citazione fenomenale, comunque

    1. Si sì. Sul gusto, perfezionabile. La lievitazione andò bene assai (complici i caloriferi ancora accesi e l’inverno ancora qua, senza che io me ne rammarichi, va detto).

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